Il Giudaismo è la più antica religione poichè risale a circa mille anni prima di Cristo. I primi ebrei erano nomadi che vivevano all’interno e ai margini dell’antico Egitto. I loro profeti, o capi religiosi, trassero in parte le proprie idee dalle credenze esistenti nella religione, ma si differenziarono da esse per la fede in unico Dio onnipotente. Gli ebrei credevano che Dio richiedesse l’obbedienza a rigidi codici morali e consideravano la propria come la sola vera religione. Fino alla creazione di Israele, avvenuta poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, non esisteva alcuno stato in cui il giudaismo fosse la religione ufficiale.
Essendo il solo popolo monoteista, in mezzo a nazioni idolatre, il popolo ebraico è stato, fin dalla sua costituzione, combattuto e perseguitato proprio a causa di questa sua specificità. Si può affermare che la fede nel Dio unico, abbia reso unico anche il popolo d’Israele, e lo abbia separato, in un certo qual modo, dagli altri popoli politeisti.
La professione di fede nell’unico Dio è espressa nello Shemà. “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è unico!”
La preghiera dello Shemà è la dichiarazione di fede e di appartenenza a Dio che caratterizza la vita di ogni ebreo, di generazione in generazione. Essa è recitata mattina e sera ed è contenuta – scritta a mano su piccoli rotoli di pergamena – in astucci di cuoio, detti tefillin (filatteri), che si legano sulla fronte e sul braccio sinistro, prima della preghiera Inoltre, una piccola pergamena con le parole dello Shemà – custodita in un astuccio detto mezuzàh – è applicata sul lato destro della porta di casa delle famiglie ebree.
Ciò avviene in ossequio al comando del Signore: “Ascolta, Israele”, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un frontale tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Dt 6, 4-9). Tra le grandi religioni monoteistiche quella ebraica è la più antica.
Il termine “ebreo” proviene dall’ebraico “ever”, che significa “al di là”, per ricordare costantemente all’ebreo che la sua origine si trova al di là del mondo fisico. “Giudeo”, invece, è un termine più particolare. In origine, il popolo di Israele era composto da dodici tribù. Ma nel corso della storia, da circa 2500 anni, soltanto la tribù di Giuda è rimasta. Le altre sono state esiliate in luoghi lontani, o si sono assimilate fino a perdere la loro identità originale. Tutti gli ebrei di oggi sono discendenti dalla tribù di Giuda, che governò la parte meridionale di Israele fino alla distruzione del secondo tempio (nel 70 d.C.)
Il nome “giudeo” deriva quindi dal nome della tribù di Giuda (Yehuda in ebraico). La tradizione ebraica considera ,invece, la propria esperienza religiosa eminentemente come osservanza della Torah, la legge suprema che Dio ha donato al suo popolo, e come Halakah, una “via”, un percorso di fede e di vita da seguire scrupolosamente a livello personale e collettivo. Giudaismo è la vicenda del popolo ebraico sostanzialmente dalla distruzione del tempo di Gerusalemme fino all’alternarsi della grande diaspora degli Ebrei.
Gli ebrei si ritengono i discendenti di un popolo che visse a Canaan, un’area che si estende nel mediterraneo orientale negli attuali stati di Israele, Giordania e Siria e, discendenti di Abramo, “un armeno errante”, che divenne il padre di una grande nazione. Dio stabilì un’alleanza con lui promettendogli una terra “dove scorre latte e miele”. Nonostante lungo la storia essi non siano mai stati gli unici possessori del suolo, il territorio rimane cruciale per la loro identità. Inoltre, Giudaismo è la sapienza che consente a questo popolo disperso, in tutte le vie e paesi in cui si trova, di custodire la sua originalità e il dato prezioso della sua fede.
Tutto questo si raccoglie in un testo che ha un nome preciso, si chiama Talmud. Questo Talmud è in qualche modo il commento di tutta la Scrittura attraverso le spiegazioni, ma anche i costumi dell’interpretazione, le conseguenze esistenziali che la Parola di Dio ha nel concreto della vita del popolo, nella singola persona, nel luogo, nella gloria, nella coppia, nella famiglia, riguardo al lavoro, nella malattia, per le feste, al momento della morte.
Nato nella regione storicamente definibile come Palestina, in parte coincidente con il territorio dell’odierno stato di Israele, l’ebraismo è oggi diffuso in tutto il mondo: è praticato fuori d’Israele dalle comunità della diaspora, formatesi in seguito ai fenomeni di emigrazione che, spesso a motivo di persecuzioni ed espulsioni, hanno caratterizzato l’intera storia ebraica. La fede incrollabile nell’intervento liberatore della divinità e la coscienza della necessità della conversione al fine di ottenere la salvezza alimentano la speranza nell’avvento di un Messia, l’uomo dalla missione escatologica – “unto dal Signore con il crisma dei re” è il significato dell’ebraico mesiah – che Dio invierà alla fine dei tempi per liberare definitivamente il suo popolo dall’esilio e dalla dominazione straniera e restaurare nella terra dei padri la terra promessa, il regno di pace e prosperità destinato alla stirpe eletta dei suoi fedeli. La sinagoga costituisce l’unico punto di riferimento culturale dell’ ebraismo. Il commento dei testi sacri è affidato a dottori della legge detti rabbini.